Racconto di un viaggio in treno

TGV

Ore 8, Milano. Il cielo è nuvoloso e in stazione cammino controcorrente, facendo lo slalom tra i pendolari che si affrettano ad andare al lavoro. Mi dirigo al binario per salire sul TGV, direzione Parigi. La mia carrozza è la numero 5, posto 68. C’è poca gente; davanti a me una mamma con le sue tre figlie. La maggiore, che scopro chiamarsi Sultana, avrà cinque anni; la più piccola, angelica e silenziosa, uno non ancora compiuto. Sorridendo tra me e me, già so che non sarà un viaggio tranquillo.

Detto e fatto. Le bambine si tolgono le scarpe e iniziano a scalare i sedili, cercando di arrampicarsi da tutte le parti e occupando lo stretto corridoio del treno. Hanno una bellissima pelle color cioccolato e le tipiche acconciature africane, caratterizzate da quei codini che colorano il capo. Anche la mamma presenta i classici tratti della sua etnia: labbra carnose, naso schiacciato e seno prosperoso. È bella e curata malgrado una strana cicatrice, come un graffio, che dalla tempia scende quasi fino al mento. Chissà quale storia si cela dietro a questa donna.

TGV

Nel mio vagone ci sono altri due passeggeri, una ragazza brasiliana e un’ucraina. Secondo le tipiche fattezze latine, la prima è formosa, estroversa e propensa a interagire con tutti, compresa la piccola Sultana. Non solo. Sono le dieci del mattino e già stringe fra le dita un bianchino, come si dice a Milano. L’ucraina? “Ho lavorato come una matta per un anno e ho comprato casa a Genova – racconta orgogliosa – Adesso sono in vacanza e me la godo”.

Osservo questi curiosi passeggeri e cerco di capire il mondo che mi circonda. All’improvviso: “Cosa fai?”, mi chiede Sultana. “Leggo il giornale”, rispondo. E quello cos’è?”. “Questo è un caffè americano; al mattino mi serve proprio”. Poi tiro fuori un quaderno per scrivere e chiedo alla bambina se vuole disegnare. Accetta e penso che è davvero facile accontentare i bambini, a differenza degli adulti.

TGV, Parigi

Intanto il treno si avvicina al confine con la Francia. Sale la polizia per controllare i documenti dei passeggeri, decisamente aumentati dopo gli attacchi terroristici e la questione dei rifugiati. Alla ragazza brasiliana viene subito chiesto il permesso di soggiorno, c’è qualcosa che non va. “Il est en rénovation – sto aspettando il rinnovo”, confessa lei in un francese un po’ stentato. I poliziotti le chiedono di prendere il suo bagaglio a fiori: devono fare un controllo. La brasiliana li segue, ma prima, come a volersi giustificare, ci dice: “E’ normale”. Sono dispiaciuta per lei; ultimamente in Europa si respira un’aria strana. In realtà non solo in Europa. Ripenso alle due giovani ragazze argentine che, in viaggio in Ecuador, sono state aggredite e uccise. Viaggiavano da sole, come me che #viajosola, come la mamma africana con le sue figlie, come tutte quelle donne che hanno il diritto di spostarsi in sicurezza in un’epoca in cui dovrebbe essere normale.

Per fortuna i cattivi pensieri volano via non appena il mio sguardo si posa sulle montagne del sud della Francia. Penso a quanto è bello viaggiare, a quanto è meravigliosa la nostra terra e a quanto poco furbo sia il genere umano che cerca di distruggerla a livello umano, ambientale e territoriale, secondo una logica che logica non è. Se questo è il progresso, forse sarebbe stato meglio fermarsi un po’ prima.

La ragazza brasiliana non torna al suo posto, forse è stata trattenuta, e il mio TGV riparte, percorrendo chilometri sotto i miei piedi. Sono contenta di aver preso per il treno, anziché l’aereo; l’aspetto colorato del portale di voyages-sncf.com mi aveva già promesso esperienze variopinte. Il treno, infatti, non è solo un mezzo di trasporto, ma anche una filosofia di vita, perché un viaggio consiste nel raggiungere la meta e nel godersi il tragitto. E in un mondo che corre a più non posso, è bello prendersi del tempo per vivere con lentezza, riempiendosi gli occhi e il cuore di storie e di paesaggi.

Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

No Comments Yet

Comments are closed