Le migliori maschere per il viso. Un’abitudine rinascimentale…

In tutte le epoche le donne sono andate alla ricerca di un viso perfetto, per piacere, piacersi (“Specchio servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”) e affermarsi sul piano sociale. Perché il volto dice chi siamo, ci fa incontrare. Ma la bellezza del viso non va ricondotta solo al make-up. Spesso ci dimentichiamo il lavoro dietro le quinte, l’importanza di latte detergente, tonico, maschera, siero e crema.

Prendete le donne del Quattrocento. A loro si chiedeva di essere ricche, eleganti, vestite di stoffe pregiate e preziosi gioielli, ma prima di tutto di avere una pelle bianca e pura, senza macchie né rughe, come dimostrano la Madonna della Natività o Battista Sforza nel Doppio ritratto dei duchi di Urbino, entrambi capolavori di Piero della Francesca. Fu nel Rinascimento, infatti, che la cosmesi, l’arte di rendere presentabili, raggiunse livelli altissimi. Con astuzie femminili o con l’aiuto di speziali si cercava di migliorare l’elasticità e la freschezza della pelle, il colore della carnagione, la perfezione dei lineamenti. Unguenti e maschere, ricavate da sostanze vegetali, minerali e animali, erano oggetto del desiderio di qualsiasi dama, anche di famiglie rivali, dalle Gonzaga alle Farnese, dalle Medici alle Borgia. Alcune, addirittura, le realizzavano in prima persona, una fra tutte Caterina Sforza, che tra impegni di governo e guerre condotte in prima persona, trovò il tempo di redarre gli Experimenta, un vero e proprio ricettario di rimedi di bellezza, salute ed alchimia.

Natività Piero della Francesca

Nei “Notandissimi secreti dell’arte profumatoria”, pubblicati nella seconda metà del ‘500, Giovanventura Rosetti per far bello il volto consigliava: “Pigliate cucumeri silvestri, e stendeteli e seccateli, e dapoi coseteli in acqua e fatene polvere, e attaccateli sopra la faccia e vedereti”. Oppure, “per le macule del viso, pigliate acqua di vita, solfere pesto, oglio un poco e more selvatiche e mettereti ne l’acqua di vita, e quando andereti a dormire bagnatevi con il bombagio, e la mattina lavatevi con orina dei putti”. Maschere, dunque, da applicare e tamponare la sera, e risciacquare al mattino.

Per rendere leggendaria la vostra bellezza come fecero un tempo i grandi pittori con le loro committenti, non vi resta che ricorrere agli stessi metodi – ovviamente più contemporanei! Detergete il viso con un latte e un tonico due volte al giorno (mattino e sera) e usate delle maschere (due o tre volte a settimana) per uniformare la pelle. Le maschere sono studiate per contrastare il rossore tipico di pelli sensibili, acneiche e couperosiche; per ammorbidire ed elasticizzare gli strati più superficiali del derma; per favorire la penetrazione di acqua attraverso la cute rendendola più tonica; per prevenire la formazione di acne e punti neri; per esfoliare e schiarire la pelle cancellando macchie e chiazze. Visti i risultati, vale la pena di mettere da parte la pigrizia anche perché ormai le maschere non vanno risciacquate…

Ecco le maschere di ultima generazione che hanno sostituito, tra gli altri, tuorlo e albume d’uovo, gomme vegetali e cera d’api:

 

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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