Grazie Patagonia! In montagna non mi vestirò più a cipolla

A fine novembre 2014 Patagonia, l’azienda fondata nel 1973 da Yvon Chouinard, mi ha invitata a Chamonix per dimostrare che oggi, dopo 42 anni di innovazioni sui tessuti e di test da parte degli atleti-ambassadors del brand, bastano davvero pochi capi della migliore qualità, resistenti e funzionali, per proteggersi in alta montagna. Dopo una spedizione di 7 ore sul Mer de Glace, il ghiacciaio situato sul lato nord del Monte Bianco, mi sono convinta: vestire a cipolla è roba da primitivi. Per sciare o arrampicare su ghiaccio bastano tre strati. Il primo allontana l’umidità dalla pelle; il secondo funge da isolante; la terza protezione, la più esterna, protegge da pioggia, vento e neve.

A contatto con la pelle vanno indossati due baselayers, cioè una maglietta a maniche lunghe e una calzamaglia in tessuto misto, 80% lana merino e 20% fibre di Capilene. La lana merino di Chouinard, proveniente da allevamenti di pecore gestiti in modo sostenibile nelle praterie della Patagonia, regola la temperatura corporea, è resistente agli odori ed elasticizzata. Alla lana è poi aggiunto il poliestere riciclato per donare al tessuto resistenza e tempi di asciugatura senza precedenti.

Sopra il top a maniche lunghe serve un capo isolante in piuma o sintetico come le rivoluzionarie Patagonia Nano-Air Hoody e Jacket con imbottitura FullRange da 60 g/m² da indossare in modo continuativo durante l’attività aerobica in montagna. Queste giacche riducono la necessità di aggiungere o rimuovere altri strati quando il corpo si raffredda o si surriscalda.

La terza protezione è composta dal guscio esterno, impermeabile, traspirante, anti-vento. La giacca e i pantaloni da sci Patagonia Powder Bowl sfruttano il robusto tessuto Gore-Tex a due strati per offrire una protezione di lunga durata.

La spedizione beffata da TNT

E’ successo a Jon Bracey e Matt Helliker, famosi alpinisti e ambassadors di Patagonia che mi hanno accompagnata durante la spedizione sul Mer de Glace. A ottobre 2014 sono partiti per una spedizione in Patagonia ma una volta a El Chalten, ultimo paesino prima del nulla, hanno scoperto che la loro attrezzatura, spedita con TNT da Chamonix, non era mai arrivata. Helliker chiama il servizio di spedizioni espresse internazionali che gli comunica che il bagaglio era ancora in Belgio. Passano quasi due settimane e, dopo numerose telefonate e il costante controllo sul tracking online TNT, l’attrezzatura ha fatto più o meno questo tour: Belgio-Londra-Belgio-New York-Belgio. Infine il pacco arriva in un aeroporto a 4 ore di volo da El Chalten e TNT molla il colpo consigliando a Bracey e Helliker di andarsi a ritirare il bagaglio. Sconsolati i due tornano in Europa. Oggi non si conosce il destino dell’attrezzatura e c’è una battaglia legale in corso.

 

credit images A.Ghilini©2014 Patagonia, Inc.

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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