Borsalino, storia di un mito della moda italiana

Come starebbero Pinocchio, Peter Pan, Babbo Natale o Zorro senza copricapo? Che sarebbe Charlot senza bombetta? Fred Astaire senza cilindro? Clint Eastwood senza cappello in Per un pugno di dollari? Mary Poppins senza il suo cappellino vezzoso? Fantozzi senza il basco da travet? Il cinema ha trovato nel cappello la possibilità di creare personaggi che hanno lasciato nello spettatore un’immagine immutabile nel tempo perché quell’accessorio cambia la persona, esalta o deprime, protegge o abbandona, rivela o nasconde. Definisce epoche storiche, professioni, stili. Implica una gestualità che nessun altro capo di abbigliamento prevede: si tocca, si calza, si leva in pubblico, si lancia in aria, si butta in terra per la rabbia o si rovescia per chiedere l’elemosina.

Nella storia cinematografica c’è un cappello italiano di feltro incavato nella sua lunghezza a larghe falde che compare in infinite narrazioni e che, dagli anni Quaranta a oggi, si è trasformato in un’icona di stile: il Borsalino. Lo indossano tutti (gangster e detective, banchieri e rapinatori, giudici e assassini, dandy e artisti) in qualsiasi situazione senza distinzione di classe ed età perchè quell’accessorio esprime eleganza, sobrietà, solidità, sicurezza e riconoscibilità allo stesso tempo. Indimenticabile Humphrey Bogart in Casablanca con il trench bianco, la sigaretta all’angolo della bocca e il suo Borsalino mentre osserva con sguardo languido Ingrid Bergman che si allontana nella nebbia. Oppure Alain Delon e Jean-Paul Belmondo nel film Borsalino (1970), interpreti che hanno reso iconica l’immagine del criminale col cappello. Poi c’è l’affascinante Harrison Ford in Indiana Jones che nell’ultimo episodio della saga rischia di perdere il suo fedora ma fortunatamente lo recupera segnalando ai “potenziali clienti” il valore dell’indumento. E ancora Roberto Benigni in molti dei sui film, Robert Redfort in La mia Africa, Nicole Kidman in Australia, Leonardo DiCaprio in Revolutionary Road e il protagonista Don Draper nella fortunata serie televisiva Mad Men. Infine il Borsalino è il cappello che usava Michael Jackson durante esibizioni come Billie Jean o Smooth Criminal.

Borsalino è insomma uno dei migliori propagandisti della nostra genialità e raccoglie fan ancora oggi perché il brand mantiene vivo lo stile tradizionale innovando allo stesso tempo attraverso l’uso di materiali innovativi e colori particolari. La collezione di questo inverno si divide in tre famiglie: Qualità Superiore, il fiore all’occhiello della produzione cappelliera italiana; Alessandria, la linea costruita con maestria e attenzione al dettaglio ma allo stesso tempo alla moda e versatile; Marengo, la parte pensata per rispondere a un vezzo del momento ma capace di durare tutta la vita. Punta di diamante della collezione il 50grammi: questo cappello, formato con vaga e bozze, è super leggero e decostruito permettendo a chi lo porta di riporlo nella tasca della giacca con un gesto svelto ed elegante. Per la prima volta è stato creato anche il Cervelt da donna, l’impareggiabile modello storico che, come tutti gli altri cappelli del brand, può essere portato a pulire e stirare nelle boutique Borsalino.

I luoghi del cuore

Borsalino sostiene il FAI con il progetto “I luoghi del cuore”, campagna dedicata al rilancio dei luoghi di maggiore interesse storico, artistico e paesaggistico in Italia. L’associazione punta al recupero del Museo del Cappello Borsalino di Alessandria dove sono conservati i copricapo più celebri al mondo che raccontano silenziosamente i cambiamenti politici, sociali e culturali del nostro Paese. Ognuno può dare il proprio contributo votando il Museo del Cappello Borsalino come proprio “luogo del cuore” attraverso una semplice registrazione sul sito del FAI o connettendosi attraverso il proprio account Facebook.

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articolo di Margherita Tizzi uscito su Style Il Giornale

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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