Biciclette vintage: ecco come pedalare (con stile) in primavera

Ci sono tanti cimeli che vengono tramandati di madre in figlia. Quelli più desiderati del momento? Le biciclette vintage, come quelle che si vedono sfrecciare tra i cipressetti, nei vigneti e nei vicoli dei borghi toscani. Ricordo mio nonno, appassionato ciclista, quando, passando per via Piero della Francesca e il duomo romanico di Sansepolcro, mi veniva a prendere a scuola con la sua Bianchi, comprata nella fabbrica di biciclette più vecchia al mondo, fondata a Milano nel 1885 da Edoardo Bianchi.

Vedo ancora oggi mia nonna andare a fare la spesa con la sua Graziella rosa del 1967, mentre ogni mattina mia mamma si dirige al lavoro a bordo della Raleigh Superbe dei mitici anni ’70 e ’80. Insomma, un patrimonio vintage da fare invidia, anche perché la due ruote è ecologica e fa risparmiare tempo e denaro. La bicicletta è anche un toccasana per il fisico e la salute, avvicina alla natura e fa guardare il mondo da un punto di vista davvero nuovo. Insomma, sulla bici non c’è spazio per stress e cattivi pensieri, si pedala con la testa alta e uno sguardo al futuro.

Certo, non tutti hanno la fortuna di avere una vintage autentica ma i nuovi modelli proposti da Abici e Tokyobike non hanno nulla da invidiare ai bolidi di ieri. La bicicletta nostalgica ma hi-tech di Abici nasce in un’osteria, tra una bottiglia di lambrusco e un piatto di tortelli. Granturismo, Camporella, Sveltina, Amante, Fuga, Abicino e Velocino – riedizione questo di un modello originale degli anni ’30 – sono gli azzeccatissimi nomi delle Abici, prodotte in Italia e scelte, tra gli altri, da Arnold Schwarzenegger, Asia Argento, Beyoncè e Bob Sinclair.

acquerello di Alessandro Tizzi

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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