Bellora: storia e curiosità sul marchio di biancheria per la casa

Fondata nel 1883 a Fagnano Olona, nel distretto tessile italiano tra Milano e Varese, era inizialmente la Bellora e Careghini. Fu solo nel 1933 che il commendatore Giuseppe Bellora si separò dai fratelli per aprire nuovi stabilimenti specializzati nella produzione di tessuti di alta qualità. E seguendo la tendenza del settore, l’imprenditore scelse inizialmente un animale per il logo: la tigre pantera, simbolo della grande capacità produttiva.

L’eccellenza dei prodotti venne subito riconosciuta, tanto da diventare un must per i corredi delle spose del Sud. Poi negli anni ’60 si decise di puntare sul lino e Bellora diventò fornitore per l’Esercito Italiano, la Marina Militare e l’Aviazione. Già nel periodo della Prima Guerra Mondiale, infatti, l’azienda aveva prodotto un particolare tessuto di lino ad uso aeronautico: la tela 500, ribattuta più volte ed estremamente resistente.

Oggi lo stesso lino di una volta può essere lavato con detersivi neutri e una quantità ridotta di ammorbidente, a una temperatura massima di 40/60 gradi. Per chi ama il lino tradizionale, l’azienda suggerisce l’asciugatrice a bassa velocità e temperatura, e una stiratura decisa, per ottenere l’effetto spianato e ordinato. Per chi preferisce una vivibilità più attuale, via libera all’asciugatura all’aria aperta e senza stiro, per sperimentare la grana del lino e la vivacità della fibra.

Il tessuto a nido d’ape

E’ solo dal 1991 che Bellora propone collezioni di biancheria per la casa, eleganti, discrete e senza tempo, ben esposte nello spaccio aziendale di Fagnano Olona, che ancora oggi conserva un fascino storico: qui, infatti, si trovava l’officina della manifattura, di cui si possono notare le strutture originali in legno e pezzi di ricambio dei telai.

E tra le lenzuola di lino e cotone, a righe o a fantasie floreali, tra le classiche trapunte bianche, i copriletto con ricami e i soffici asciugamani in spugna, ecco quelli celebri a nido d’ape. Proprio questa lavorazione, iniziata intorno agli anni ’70, è tra le più amate per la biancheria da bagno per le sue capacità di assorbimento. In particolare, gli accappatoi sono caratterizzati e ben distinguibili dal ricamo dell’ape.

Il cotone filato a riccio

Tra i tessuti per il bagno, è apprezzata anche la tradizionale spugna di cotone filato a riccio. Per realizzarlo, il telaio lavora l’ordito creando un’asola, il cosiddetto riccio, che garantisce il volume della spugna, la capacità di assorbimento e la morbidezza. Per ottenere l’alta qualità, sono fondamentali la selezione della materia prima e la scelta dei filati, oltre ai processi produttivi di tintura, che devono lasciare spazio, con grande rispetto, alla naturalità della fibra e alle emozioni tattili che la spugna offre nell’uso quotidiano.

Insomma, anche se spesso viene presa meno in considerazione rispetto ad altre voci per la casa, la biancheria ha una grande importanza: mediamente trascorriamo 1/3 della nostra vita a contatto con lenzuola, asciugamani e tovaglioli. Dunque, è meglio vivere con prodotti naturali, morbidi e di qualità, che trasmettano emozioni e stimolino i sensi.

Francesca Cesani

Sin da bambina l’affascinano popoli e culture, tradizioni e lingue, ambienti e arredamenti. Milanese di nascita, attaccata alle origini napoletane e toscane, si lancia in quest’avventura per incentivarvi a viaggiare, a fare nuove esperienze e a scegliere con cura gli oggetti che abbelliranno la vostra casa.

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